Pio Santini 1908-1986

(1908-1986)

Pio Santini - o l'Onore di dipingere - [21/08/05 by piosantini]

Le visite di studi di artisti sono sempre momenti commoventi. Vi si scopre, oltre alle opere terminate o in divenire, un'atmosfera particolare in cui regna un caos simpatico di ricordi più disparati, di tele rigirate, di cavalletti, tavolozze invase da prove e tubi di colori, et barattoli per pennelli. Non avendo avuto la fortuna di conoscere Pio Santini, é grazie alle belle foto degli anni sessanta scorte a casa del figlio Claude, che ho poturo scoprire l'universo intimo di questo pittore ingiustamente sconosciuto.
Su una di queste lo si vede al centro dell'atelier, in piedi davanti al cavalletto. Porta un vecchio giacchetto di lana abbottonato quasi fino in cima, che lascia trasparire un collo di camicia italiano ed una cravatta perfettamente annodata. Sotto, come l'insegna del mestiere, pantaloni di tela che sono serviti da grembiule.
Dal collo emerge una testa altera e determinata da condottiere che scruta la sua opera e comanda alle proprie braccia, il sinistro per la sigaretta e un tessuto per asciugare i pennelli, il destro ben teso verso la tela, il pennello in avanti : " A la fin de l'envoi, je touche ! ", pare essere il gesto preciso dell'artista che termina il quadro. Il riferimento a Cyrano de Bergerac mi viene guardando la foto di quest'uomo che i suoi cari qualificarono come discreto e modesto ma di cui si indovina che fu anche sicuro della strada scelta e deciso a non far marcia indietro: "Forse non salgo molto in alto, ma certo da solo!", fu forse il suo motto.
Fedele alla sua arte, sottomesso a nessun dogma pittorico, Pio Santini ha attraversato il suo secolo con perseveranza e serenità. Questa esposizione conferma il suo attaccamento alla "buona ortografia" della pittura: disegno sempre affermato come imparò dai maestri italiani, costruzione solida, giusta disposizione della composizione, rapporto delle masse, bello naturale senza affettazione ed estrema sensibilità della tavolozza. Quest'ultima é tutta italiana: dei blu, verdi, gialli, rossi fiammeggianti, "rosa ed ocra d'accompagnamento" come ha notato il critico Jean Chabanon.
Se si conosce la scuola di Parigi venuta dall'Europa centrale - quella di Soutine, Dobrinsky, Volovick, Lubitch, Pikelny -, bisognerà che gli storici dell'arte s'interessino e consacrino ormai un posto a una scuola di Parigi tutta italiana, che raggruppa Pio Santini ed i suoi connazionali fra cui alcuni amici : Georges Arditi, Lucine Fontanarosa o ancora Enrico Campagnola, Luigi Corbellini. Nella confusione artistica di un anteguerra sconvolto, essi furono degli ottimi combattenti nella " querelle des rèalismes ", degni di succedere ai predecessori francesi Lucine Simon, Constant Le Breton o capaci di competere con i contemporanei, fra cui Maurice Brianchon o Yves Brayer.
Disegnatore dalla più tenera infanzia, allievo dell'Accademia delle Belle Arti di Roma, arrivato in Francia nel 1933, " montparno " dei primi giorni, espositore al "Salon des Artistes Français", Pio Santini ha cercato tutta la vita, col mestiere ed un'azione miltante, di legare due patrie : l'Italia e la Francia. Dal Paese natale ha ereditato i temi del teatro, dela musica, del circo e degli arlecchini; dal Paese d'adozione il gusto per il ritratto ed i paesaggi sereni: vedute di Parigi, affluenti della Senna e barche sull'acqua. Lontana tanto dal naturalismo beato quanto dall'astrazione intellettuale che non ha mai sedotto l'artista, l'opera di Pio Santini é un inno alla vita. Non ha mai abdicato davanti alle mode e la pittura del reale fu la sua via sacra.
L'insieme dell'esposizione ce lo dimostra con forza e con tenerezza quando dipinge i suoi cari, come ogni italiano che si rispetti : Antonella, Marina o Fabien, i suoi nipotini, furono fra i modelli preferiti. "é sempre meglio il vero, anche se poco " disse Leonardo.
Controcorrente negli anni sessanta, non fu una strada facile per questo poeta realista. Il che gli costò probabilmente una maggiore notorietà in vita.
Il suo umanesimo non gli ha mai fatto cambiare direzione. Essendo i migliori artisti sempre muti, Pio Santini avrebbe avuto bisogno di un impresario per alzare la voce per lui e difenderne l'opera. Non fu il caso perchè diffidava dei cattivi apostoli, dei compromessi e delle capitolazioni del mercato dell'arte.
La Pittura o meglio l'Onore di dipingere gli bastava. Dopo la sua morte nel 1986, i tre fratelli - quelli di un triplo ritratto di Pierre, Claude e Mario - hanno deciso di battersi per far riconoscere l'opera di un artista sensibile e franco. Hanno avuto ragione.
Inizia un movimento in Francia, nei musei e nelle gallerie che mira al riconoscimento dei pittori che, contro le mode, furono anche del loro tempo. Il Novecento fu più diverso di quanto si pensi. Pio Santini, certo, vi troverà un posto più che legittimo e meritato.
EMMANUEL BREON, conservatore del Patrimonio al Musèe des Annèes 30

Precedente Rassegna stampa | Prossimo La maniera di Pio Santini

top